Blog-5 - Il Perditempo

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22 marzo 2024: Bellezza della virtù (L642)

La virtù che affascina, quando la contempliamo in quella che il Papa ha chiamato la “cattedra di Cristo”, che è la Croce, è certamente ispiratrice di una fede matura e viva. Però, tutta la vita di Gesù è una cattedra che fa risplendere non solo la virtù specifica di Gesù, ma anche quella del Padre, perché chi ha visto e conosce Gesù, ha visto e conosce il Padre (Giovanni 14,8-10). Però, questa dimensione metafisica si intreccia con le virtù sempre cristiane che però il mondo cd. profano reinterpreta e raffigura a suo modo, nel comportamento quotidiano del popolo, specialmente della gente cristiana. L’arte, a sua volta, è una sorta di “seconda Chiesa”, come c’è una “seconda Gerusalemme”, quella celeste che attendiamo come dono di Dio nei tempi messianici finali. Ora, chi compie un’opera buona nel nome di Cristo, certamente, imitando il Maestro nelle virtù, non manca di ricevere il suo premio in termini di accrescimento della fede, di bontà, di altruismo e di pensieri santi, necessari anche, mediante il comportamento e la parola, all’edificazione del prossimo. Infatti, in merito a quest’ultimo punto, anche la correzione fraterna (che deve essere fatta con delicatezza, dice la Scrittura) è un modo di condurre alla virtù. Il mondo è orientato alla sconfitta del Suo Principe proprio tramite l’esercizio delle virtù e questo è l’ultimo aspetto e concetto che mi premeva esprimere.

16 marzo 2024: Nostalgia (L641)

Poco fa mi chiedevo sulla piattaforma sociale X, già Twitter, come è possibile che a volte per ritrovare sé stessi, cioè per mettere a fuoco ciò che vi è di più autentico in noi, si debba andare a ritroso nella nostra vita passata. Forse, Gesù stesso quando svolse la Sua gloriosa missione pubblica sulla terra, aveva però nostalgia del Paradiso. Il Paradiso dove regnava lontano dai pericoli, nella pace e nella gloria del Padre. Quindi la nostalgia è certamente – se rettamente intesa – un sentimento oltre che profondamente umano, anche profondamente comprensibile e direi saggio (non arrivo, ma forse potrei arrivare a dire, santo). Certamente, lo è se diventa memoria di tutte le cose buone che abbiamo fatto nella nostra vita e con le quali, pian piano, abbiamo costruito quella che poi è la nostra esistenza, la nostra persona, la nostra psiche, direi, nell’oggi, nel presente.

7 marzo 2024: Mostri (L640)

Facendo un servizio di volontariato per i salesiani, ho imparato, almeno parzialmente, ad apprezzarne l’umanità, lo stile, il metodo. Sono felice di questa mia attività e delle tante occasioni che mi dà di partecipare attivamente alla vita della Chiesa, di conoscere nuovi aspetti della dottrina, di intrecciare rapporti di amicizia. Lo Spirito è veramente in atto ogni volta che, prima di partecipare alla sacra Liturgia come fedele, lettore e volontario, lo invochiamo non solo con fede, ma con passione vigile, sincera e autentica. Certo, non siamo mostri se sbagliamo. Nella Chiesa, tanti cercano e trovano una occasione di riscatto circa gli errori della vita passata. Infatti, un Salmo 24,7 dice: “Non ricordare i peccati della mia giovinezza: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore”. Se ci siamo venduti al miglior offerente per una vita più comoda ma meno libera (si ricordi il libro, La collina dei conigli di Richard Adams), la Chiesa sicuramente ci dà una seconda chance. Certamente, non tutti siamo poi fedeli e rispettosi, non tutti ricambiamo, non tutti siamo degni. Ma chi è veramente degno? Spesso, facciamo esattamente il contrario di ciò che ha fatto Gesù Cristo, ma non per questo diventiamo dei mostri ai Suoi occhi.

29 febbraio 2024: Sdrammatizzare (L639) (U.A. Nota interna)

Sdrammatizzare è un’arte che si impara con l’età, ma c’entra anche il discorso della fede. La fede, infatti, è uno dei modi di mettere al centro, non noi stessi, ma Dio che ha uno sguardo di pazienza, di tenerezza e di giusta severità su di noi; in altri termini, uno sguardo di padre. Questo Padre buono non vuole che ci rattristiamo inutilmente, tanto meno che diveniamo giudici spietati di noi stessi. Apportiamo (con terminologia commerciale, potremmo dire, “conferiamo in”) a Dio tutti i nostri dubbi, errori, peccati, sia quelli commessi in buona fede, sia quelli commessi con deliberata e lucida cattiveria e intenzionalità. Se ci facciamo guidare, se riconosciamo che solo Dio è giudice, ci affidiamo a Lui con serenità, e possiamo fare grandi progressi, non solo dal punto di vista della serenità psicologica, ma anche dal punto di vista morale. La stella polare della nostra vita, se facciamo, come ripeto, un discorso di fede, è quella famosissima frase del Libro del Levitico (ripetuta più volte in diversi punti di questo Libro): “Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo”. Nella concezione cristiana, la santità è l’apice della gioia, della saggezza, di una vita pienamente realizzata e autentica.

23 febbraio 2024: Modelli culturali in circolazione (L638)

La questione della circolazione dei modelli è stata studiata in vari ambiti. Ad esempio, in campo giuridico, il diritto comparato ha posto in luce come certi modelli giuridici abbiano avuto una propensione a diffondersi, a circolare, appunto, più di altri. Il confronto è stato soprattutto fatto nella comparazione tra modello britannico, cioè di Common Law e modello europeo continentale, romano-germanico, di cosiddetto Civil Law. Ma si può allargare il discorso alla circolazione dei modelli culturali in genere, spesso veicolati da eventi bellici, come è stato con Napoleone Bonaparte, con l’Impero Romano, con il colonialismo britannico, olandese, francese, eccetera. Ora qui, dato che questo è un blog religioso, stupisce che da un piccolo villaggio di nome Betlemme, viene il mitico Re Davide, protagonista, assieme a tanti altri Padri Nobili dell’Ebraismo, di un modello religioso-culturale particolarmente fortunato. E su questo modello, l’Ebraismo, si innesta un modello cugino che è il Cristianesimo. Stupisce come il cristianesimo si sia diffuso così potentemente, tanto da far riflettere se non sia veramente di origine divina, come noi credenti pensiamo. Gli antichi romani dicevano: “Graecia capta ferum victorem cepit”. Si può constatare come tutti gli esseri umani sono fratelli e hanno la stessa dignità di fronte a Dio. Allo stesso tempo, alcune civiltà esprimono modelli culturali che circolano più facilmente di altri.

15 febbraio 2024: La felicità spirituale (L637)

Entrando in medias res, per poi approfondire il concetto, diciamo che la felicità spirituale è principalmente dono del Signore, nella dottrina cristiana, ma anche nostra conquista nella maturazione personale, umana e di fede. Un anticipo di paradiso è anche premonizione e imitazione della vita paradisiaca, per come, con le nostre umili forze, la possiamo immaginare. Certo, i mistici in questo campo come in altri, hanno una marcia in più. In 2Corinzi 12, 1-4, san Paolo dice in merito a tale argomento: “Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest'uomo - se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare”. Certo, l’esperienza mistica come l’abbiamo letta dalle parole di San Paolo, non ce l’hanno tutti. E allora dobbiamo chiederci come i credenti e anche come i non credenti, possano raggiungere la felicità spirituale. Certamente, qui la teologia della grazia che dona beni spirituali si interseca con la teologia della morale, per cui una vita moralmente retta, certamente attira la grazia della serenità e della felicità, mediante l’azione, in parte misteriosa, del Santo Spirito.

5 febbraio 2024: Le tre comunioni con Gesù (L636)

Ci sono tre “comunioni” – se così le possiamo vedere e chiamare – con il Signore. Una è la comunione nel comportamento, di cui parla mi pare chiaramente san Giovanni: “Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato” (1Giovanni 2,6). Certamente è cosa buona e giusta comportarsi come Gesù si è comportato, condividendo con lui tutto ciò che riusciamo a condividere. Ad esempio, la preghiera, la predicazione, l’insegnamento, le opere di carità, eccetera; fino alla santità dei comportamenti, se mai siamo in grado di raggiungerla. Certamente, tutti abbiamo sentito parlare della e meditato sulla comunione Eucaristica, che è la seconda comunione, nell’ordine in cui ne vorrei parlare. Infatti, l’Eucarestia è il culmine del rapporto personale con il Signore, il culmine della concretezza della relazione con Lui. Si tratta allora di far diventare vita ordinaria quotidiana la liturgia eucaristica, portando alle logiche conseguenze il sacrificio eucaristico stesso. Questa è quella che potremmo chiamare la “coerenza cristiana”, coerenza cui ci sprona l’Eucarestia, se viviamo la fede in modo serio, consapevole, non ipocrita. La terza e ultima comunione (dopo la comunione nel comportamento e la comunione come Eucarestia), è la comunione con il Signore nello Spirito Santo. Un “collante d’amore”, di solidarietà e di amicizia con e per il Signore. Cioè, resta il fatto che senza l’azione dello Spirito non avremmo il Redentore; senza il Redentore non avremmo quell’adozione a figli in Cristo, che ci fa gridare: “Abbà, Padre!”. Questa ultima forma di comunione nello Spirito – come l’ho chiamata – inoltre, ci evita, nel rapporto con il prossimo, l’homo homini lupus, creando quella fraternità universale con tutti gli esseri umani, che il Padre vuole, rafforza e realizza, appunto tramite lo Spirito.

2 febbraio 2024: Il valore dell'amicizia (L635)

Si parla molto di amore cristiano a Dio e al prossimo e poco di amicizia (anche cristiana) con Dio e con il prossimo. La Bibbia ci parla dell’amicizia tra la Madonna e la cugina Elisabetta e nell’Antico Testamento è proverbiale l’amicizia tra Davide e Gionata. Amicizia che fa esclamare a Davide quanto segue: “Giònata, per la tua morte sento dolore, l'angoscia mi stringe per te, fratello mio Giònata! Tu mi eri molto caro; la tua amicizia era per me preziosa più che amore di donna” (2Samuele 1,25-26). Ma di cosa parlano due amici cristiani quando sono assieme? Certamente del più e del meno, ma anche di quell’amore a Dio, di quella comune fede che ci fa ancora più fratelli. E allora è bello pensare che anche dopo la morte, ritroveremo gli amici di sempre, nella luce di Gesù. Questa luce gentile illumina tutte le amicizie, tra cristiani e tra non cristiani ed è, non solo l’anticamera dell’amore cristiano, ma una espressione particolare di tale amore. Un amore di amicizia che nobilita l’essere umano e lo avvicina al cuore di Dio.

25 gennaio 2024: Abusi del Nome Santissimo di Dio (L634)

Non possiamo giudicare le persone da come parlano, però a volte la bocca e lo scritto tradiscono una realtà triste. Mi riferisco ad alcuni esempi che mi vengono in mente, circa l’abuso del Santissimo Nome del Dio Onnipotente e Giusto. Tutti ricordiamo che sulla fibbia dei soldati tedeschi in epoca nazista, era impressa la scritta Gott mit uns, che significa: “Dio è con noi”. Ciò significa che gli empi capendo la forza persuasiva della religione, cercano di appropriarsene a proprio vantaggio, anziché rispettarla per servire il prossimo. D’altra parte, una innocente espressione islamica di lode a Dio, come “Dio è Grandissimo” (Allahu Akbar), viene usata da volgari terroristi nell’atto di compiere un delitto. Si potrebbe andare avanti, citando tanti altri casi riguardanti varie religioni. Noi sappiamo che l’empio non potrà mai rappresentare il giusto, specialmente in tema di fede. Le bestemmie del Nome Santissimo di Dio, come ho cercato di chiarire, verranno punite duramente nel momento in cui il Signore si alza per giudicare la terra.

18 gennaio 2024: Gentilezza, virtù (anche) cristiana? (L633)

Perché tante volte Gesù ha un parlare schietto, molto diretto, che non fa giri di parole? Perché a volte suona persino offensivo ciò che egli dice? La risposta è che l’amore è più importante della gentilezza. Infatti, certamente la gentilezza era conosciuta bene da Gesù Cristo ma, come dice l’Apocalisse 3,19, che più volte in passato abbiamo citato su questo punto: “Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti”. Ovverosia, amare significa fare il bene dell’altro e questo implica che quando Gesù incontrava cuori induriti, non sceglieva mezze vie per salvare le anime, per salvare quanti più era possibile. Ma nella vita ordinaria, possiamo essere sicuri che Gesù fosse una persona mite e rispettosa. Infatti, il rispetto è l’anticamera della gentilezza che sicuramente il Rabbi di Nazareth praticava. Ci sia quindi di sprone e di esempio la mitezza di Gesù, ma anche la Sua intransigenza di fronte al male che è figlio del Male.
Sito-blog religioso di Andrea Annibale Chiodi
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